Onorevoli Colleghi! - Le province di Brindisi e di Taranto presentano entrambe un poco invidiabile primato; dal confronto con le altre province italiane risulta che esse sono contemporaneamente le aree con la maggior incidenza di tumori dovuti a fattori ambientali e con i tassi di disoccupazione più elevati. Anche la classifica della «vivibilità» delle due città, redatta nel 2003 a cura de Il Sole 24 Ore, le collocava in posizioni assai più basse di quelle in cui si trovavano anni fa (tra le ultime venti) e di quelle in cui, sulla base delle rispettive potenzialità, dovrebbero trovarsi e la situazione non è mutata nel corso di questi ultimi anni.
I dati statistici rilevano un malessere sociale, ambientale ed economico. Nella provincia di Taranto il tasso di disoccupazione è più alto sia di quello nazionale, sia di quello della Puglia nel suo complesso. A Brindisi, invece, il tasso di disoccupazione si attesta attorno alla media pugliese.
Le statistiche epidemiologiche indicano un'incidenza di tumori superiore di tre o quattro volte rispetto ai dati nazionali. Numerose sono state le denunzie di autorità cittadine e sindacali circa la «vivibilità» delle zone industriali e delle aree urbane limitrofe agli insediamenti industriali o a quelli di produzione energetica.
Il declino dell'industria di Stato e le trasformazioni dell'economia mondiale hanno posto in crisi un modello che aveva consentito alla Puglia di primeggiare tra le regioni meridionali.
L'articolato.
Con l'articolo 1 si prevede la stipulazione di un accordo di programma quadro tra la regione Puglia e il Governo, finalizzato alla salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti, nonché allo sviluppo del tessuto economico locale sulla falsariga di quanto previsto dall'articolo 73 della legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria 2003). Le norme vigenti sulle crisi del settore siderurgico (decreto-legge n. 120 del 1989, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 181 del 1989) sono state estese anche ad altre aree in crisi. Tali risorse rappresentano l'apporto aggiuntivo dello Stato al piano di rilancio regionale. L'applicazione dei commi 3 e 4 del citato articolo 73 della legge n. 289 del 2002 comporta il monitoraggio e il controllo di Sviluppo Italia Spa sull'attività posta in essere.
L'articolo 2 reca l'istituzione di due punti franchi nei porti di Brindisi e di Taranto. La delimitazione delle aree riveste grande importanza perché ove fossero comprese le aree industriali esse potrebbero costituire un forte volano di sviluppo e di richiamo di capitali. La delimitazione, pertanto, costituisce modifica ai piani regolatori generali dei comuni interessati. Le spese di istituzione sono poste a carico della regione Puglia.
Il comma 3 prevede l'autorizzazione di limiti di impegno quindicennali per 6 milioni di euro, in grado di attivare fondi per circa 50-60 milioni di euro, a valere sui fondi già destinati alla portualità dalla legge n. 166 del 2002. Viene soddisfatta la richiesta dell'autorità portuale di Taranto di un potenziamento del terminal container, mentre per Brindisi si interviene in previsione di un incremento del traffico passeggeri e per la realizzazione di un terminal per idrocarburi. Va rammentato che Brindisi si trova, quale punto di snodo fondamentale, lungo il «Corridoio n. 8», sistema di collegamento che unisce le regioni adriatico-ioniche con l'area balcanica e i Paesi del Mar Nero.
L'articolo 3 eleva la classificazione degli aeroporti di Brindisi e di Taranto, che la regione ha affidato in gestione, assieme a tutti gli altri scali pugliesi, alla società SEAP per quaranta anni. L'articolo 82 della legge n. 289 del 2002 estendeva la continuità territoriale (che in genere si sostanzia in agevolazioni tariffarie) alla provincia di Taranto; con la presente proposta di legge la si estende anche a Brindisi. Va rammentato che entrambi gli scali hanno avuto un incremento dei passeggeri